giovedì 27 ottobre 2011

Un anno dopo

Ho cercato di cancellarti dalla mia vita, e credevo di averlo fatto completamente. Sapevo che avremmo potuto incrociarci per strada, dato che condividiamo la stessa città, ma avevo pianificato ogni possibile reazione. Non avevo lasciato nulla al caso, trasformando ogni mia abitudine per evitare qualsiasi possibile incontro, anche a costo di allontanarmi dagli amici che avevamo in comune.

Poi, una piccola crepa nel mio piano quasi perfetto: una notifica di compleanno, il tuo trentunesimo. Contro ogni logica, cedo all’impulso e ti scrivo. Auguri. Buon compleanno. Come stai?

Scopro che mi manchi, che sei ancora lì, immobile nel tempo. Sono diventato abile nel non pensarti, ma non posso confessarti questo. Percepisco il tuo imbarazzo tra le righe, anche se le tue parole sono gentili come sempre.

Tu troverai la tua felicità. Io custodirò la mia debolezza, teneramente, perché appartiene solo a me. A volte si liquefa e scorre nelle mie vene, rendendomi caldo, vivo e vulnerabile. La mia capacità di contenerla e di nasconderne il segreto è ciò che definisce il mio valore.



Buon compleanno, oggi e per tutti quelli che verranno.

domenica 9 ottobre 2011

Il benzinaio dei due mondi.



Al piano più alto del mio palazzo vive un uomo indiano, un benzinaio di circa cinquant’anni che trascorre i suoi giorni in solitudine. La sua presenza è un enigma silenzioso, un’isola di quiete in mezzo al trambusto della città.

Non conosco la sua storia, ma la curiosità mi brucia dentro. Non è l’ombra di un sorriso a sfiorare il suo volto, né la luce di una gioia a illuminare il suo sguardo. Vive in un mondo a parte, dove i concetti di felicità e tristezza, di calore umano e solidarietà, sembrano non avere presa. La sua esistenza è una dichiarazione di indipendenza emotiva, un’espressione di vita che si afferma con ostinazione romantica. Dietro i suoi occhi distanti, intuisco un universo interiore, un altro mondo dove forse trova rifugio mentre il suo sguardo vitreo si perde nel nulla.

Un amico mi ha raccontato di una seduta spiritica, un tentativo di comunicare con i defunti. Gli spiriti, a quanto pare, vivono in un reame proprio, distante dal nostro, e non vagano invisibili tra noi. Questa rivelazione mi fa pensare all’uomo indiano, al suo sguardo che forse fissa orizzonti che noi non possiamo vedere, a un aldilà personale dove ha trovato la sua pace.

Vorrei chiedergli di questo mondo segreto, ma temo di interrompere la sua trance misteriosa, di svegliarlo da un sogno che solo lui può sognare.