domenica 25 novembre 2012

Ansia



Una gallina passeggia sul tavolo della cucina. Non so come sia entrata; ero certo di aver chiuso la porta sul cortile e non ho voglia di alzarmi per scacciarla. La guardo beccare le briciole di pane, con quella sua espressione da gallina. Decido di lasciarla fare. Immagino che lascerà anche la cacca sul tavolo e mi disgusta l’idea di doverla pulire. Ma mi rendo conto di non riuscire ad alzarmi. Forse dovrei chiedere aiuto, chiamare un’ambulanza, fare qualcosa. Guardo le mie gambe nude e vedo la carne che sembra friggere attorno alle vene incandescenti. Ma ormai non mi importa più di nulla. Da quando ho liberato tutti i frammenti della mia vita, mi sono sentito libero anch’io. Sono libero, troppo libero.

Cerco di alzarmi, ma crollo come se le mie gambe fossero tronchi secchi e marci. Sono sorpreso, però, dalla forza e dal sostegno che mi danno le braccia. Mi trascino fino alla cucina, mi arrampico sul tavolo e riesco a stare in piedi. Scaccio la gallina, che corre via. Si apre la porta della cucina e lei esce. C’è un ragazzo che la fa uscire. Mi guarda e sorride. Lo conosco bene, è un vecchio nemico. Mi dice: “Continuerò a farla entrare finché non deciderai se posso restare o andare via”. Non può vedere lo stato delle mie gambe dalla porta. Non vede che il mio corpo sta marcendo. Gli dico di andarsene. Lui finge di farlo, ma vedo ancora la sua ombra dietro la porta chiusa. È lì che studia le mie debolezze. Penso che sia ora di comprare un fucile.

giovedì 22 novembre 2012

Change



Camminare sui suoi piedi è naturale come se l’avessi sempre fatto, ma sono le sue scarpe che iniziano a darmi qualche fastidio. Accarezzo il suo fianco e avverto un calore familiare. Ogni movimento è spontaneo, come se lui fosse ancora qui.

Non gradisco gli sguardi che mi accusano di averlo ucciso: ho semplicemente accolto un dono. Un dono offerto liberamente e accettato con saggezza. Ha vissuto tutta la sua vita attendendo questa mia scelta. Le sue idee erano sempre limpide.

Mi osservo allo specchio come se fosse la prima volta, come se la mia vita iniziasse adesso. Eppure, esisto da sempre, ne sono certo perché ho spesso incontrato la luce e la mia coscienza è antica e distintiva.

La vita non segue sempre un sentiero definito e chiaro. Talvolta, le forze che vi agiscono sopra ne assumono il controllo e inducono grandi trasformazioni. Una nascita e una morte all’interno di un corpo ancora vitale. Senza parto, senza un inizio, senza una fine.

domenica 21 ottobre 2012

Born Again


Quante identità possiamo assumere nel corso della nostra vita? Quante esistenze si intrecciano nel nostro cammino terreno?

Passeggiando lungo Via Nazionale di sera, mi sento circondato da spettri. Tra qualche turista ebbro, il luogo sembra un limbo di anime perse, un crocevia temporale dove si possono incontrare figure di altre epoche.

I cambiamenti ci trasportano da un’esistenza all’altra. Talvolta il viaggio è dolce, altre volte amaro. A volte è pianificato, altre volte inaspettato. Ma i viaggi più amari sono quelli mai intrapresi, quelli sognati per una vita intera ma mai realizzati per mille ragioni.

I volti che incrocio sono come viaggiatori in attesa: in stazione o in aeroporto, con il loro treno o volo cancellato. Persone sospese tra partenze e ritorni.

Incontrare qualcuno che irradia un’aura diversa lascia un’impressione indelebile. Lei era seduta sui gradini del museo, vestita in modo eccentrico e fumava, indifferente ai segni del suo percorso da uomo a donna. Con spalle larghe e gambe muscolose, emanava una bellezza che catturava lo sguardo e faceva dimenticare ogni riserbo. Rimasi a osservarla per un’eternità, finché non fu lei a rompere il silenzio. Abbiamo chiacchierato, passeggiato, bevuto. In una stanza, mi ha fatto riscoprire il potere femminile, risvegliando il mio e fondendolo col suo.

Non so quante vite si celino nella mia; forse potrei tentare di contare le persone che incrocio in una serata qualunque. Ma non avrebbe molto senso, perché sono pochi quelli che ti permettono di intravedere la loro esistenza. E ancora meno sono coloro che ti fanno provare la vertigine di una morte non ancora sopraggiunta e di una rinascita ancor più lontana.

mercoledì 16 maggio 2012

Soda Justine Lemon




Soda non riusciva a scegliere il vestito giusto per quella sera. Indecisa tra sobrietà, audacia o neutralità, si preparava per una battaglia senza vittime, ma che richiedeva un’attenta selezione delle armi. E quando si usano le armi, qualcuno finisce sempre per cadere.

Il primo appuntamento con un uomo è un evento che richiede impegno e attenzione ai dettagli, e alla fine, si spera, tutto questo lavoro viene ripagato. Nessuno sa quale tecnica di seduzione abbia scelto Soda per quell’appuntamento, e ancora oggi c’è chi se lo chiede.

Soda Justine Lemon scomparve la sera del giovedì 8 luglio 2004, sommersa da un mare di abiti, trucchi e lacche. Da allora, nessuno l’ha più vista. Alcuni dicono di averla notata in compagnia di un uomo molto più anziano, vestita in modo provocante e volgare. Altri sostengono di averla vista con un giovane politico conservatore, dall’aria seria e infelice. Ma la maggior parte dei suoi amici e conoscenti giura di non averla più rivista da quella notte.

Anni dopo, nel settembre 2011, Soda riapparve, invecchiata e stanca, sul ponte che collega il paesino natale dei suoi genitori alla città dove era stata vista l’ultima volta. Un passante affermò di aver visto un grande bagliore e poi di averla vista comparire, ma pochi credono a questi dettagli, sebbene il suo ritorno fosse comunque straordinario.

Nei giorni seguenti, il paese fu invaso dai pettegolezzi sul suo improvviso ritorno. Alcuni suggerirono che non fosse davvero lei, ma una sosia truffatrice che mirava a sfruttare i due anziani genitori ancora addolorati per la perdita della loro amata figlia. Ma era davvero Soda Justine. Erano in pochi ad avere dubbi al riguardo. Tuttavia, rimane il mistero su dove sia stata per così tanto tempo.

Una vicina dei genitori raccontò di averla vista danzare nuda in giardino durante una notte di luna piena. Questo pettegolezzo è riportato solo per dovere di cronaca, poiché nessuno gli diede credito nemmeno all’epoca.

Dopo un po’ di tempo, Soda scomparve nuovamente. E questa volta, per non fare più ritorno.

venerdì 10 febbraio 2012

Una storia che finisce sempre




Lui è disteso accanto a me e temo di non amarlo, anzi, sono quasi certo di saperlo.

Mi sono reso conto che le decisioni più importanti della mia vita sono state mosse dalla volontà di fuggire da qualcosa o da qualcuno. Anche se queste fughe hanno portato a cambiamenti positivi, ho compreso che c’è qualcosa che non va in tutto questo.

Alla festa di compleanno di Maria, una collega, circondato da amici e conoscenti, ho avvertito una solitudine opprimente, quella consapevolezza di essere l’unico a capirsi veramente. Non potevo confessare a nessuno la mia felicità per essere lì senza Carla, sarei stato frainteso. Eppure, tutti sapevano di Guido, ma lui non era la vera ragione.

Fuggendo, ho sempre portato con me la mia storia, senza mai condividerla pienamente, senza mai raccontarmi del tutto. Forse ho paura di aprirmi completamente, di mostrare ogni aspetto di me stesso. Molti mi conoscono, ma nessuno abbastanza da comprendere questo momento della mia vita, il momento in cui ho scoperto che la fonte della mia forza vitale è contaminata. Il miglior consiglio che potrei ricevere sarebbe un altro invito alla fuga, ma è chiaro che non risolverebbe nulla.

Molti riescono a cogliere alcuni tratti salienti di me, e in un certo senso li incoraggio a farlo, sperando che la somma dei loro sforzi sia sufficiente. Ma così facendo, perdo la somma delle differenze, che è fondamentale. È la somma delle differenze a tenere insieme la mia storia.

Osservo Guido disteso accanto a me, una persona che usa la sua forza di volontà per mascherare la sua mancanza di onestà verso se stesso. La nostra mancanza di onestà. Lui sa che non amo Carla, sa che voglio lasciarla e sa che lo farò, ma non per lui. In un certo modo, lo ammiro. Non fugge dal dolore che potrei causargli. Sa che non può cambiare le cose, quindi attende che sia il tempo a sistemarle. Questo è, in fondo, il segreto di molti grandi amori.

Abbraccio Guido, bacio la sua spalla e gli narro il nostro incontro, ma gli racconto la versione che lui non conosce, quella senza un finale aperto.