Quante identità possiamo assumere nel corso della nostra vita? Quante esistenze si intrecciano nel nostro cammino terreno?
Passeggiando lungo Via Nazionale di sera, mi sento circondato da spettri. Tra qualche turista ebbro, il luogo sembra un limbo di anime perse, un crocevia temporale dove si possono incontrare figure di altre epoche.
I cambiamenti ci trasportano da un’esistenza all’altra. Talvolta il viaggio è dolce, altre volte amaro. A volte è pianificato, altre volte inaspettato. Ma i viaggi più amari sono quelli mai intrapresi, quelli sognati per una vita intera ma mai realizzati per mille ragioni.
I volti che incrocio sono come viaggiatori in attesa: in stazione o in aeroporto, con il loro treno o volo cancellato. Persone sospese tra partenze e ritorni.
Incontrare qualcuno che irradia un’aura diversa lascia un’impressione indelebile. Lei era seduta sui gradini del museo, vestita in modo eccentrico e fumava, indifferente ai segni del suo percorso da uomo a donna. Con spalle larghe e gambe muscolose, emanava una bellezza che catturava lo sguardo e faceva dimenticare ogni riserbo. Rimasi a osservarla per un’eternità, finché non fu lei a rompere il silenzio. Abbiamo chiacchierato, passeggiato, bevuto. In una stanza, mi ha fatto riscoprire il potere femminile, risvegliando il mio e fondendolo col suo.
Non so quante vite si celino nella mia; forse potrei tentare di contare le persone che incrocio in una serata qualunque. Ma non avrebbe molto senso, perché sono pochi quelli che ti permettono di intravedere la loro esistenza. E ancora meno sono coloro che ti fanno provare la vertigine di una morte non ancora sopraggiunta e di una rinascita ancor più lontana.